Il Tiki è una divinità Polinesiana originaria delle Isole Marchesi (Polinesia Francese) che col tempo ha invaso tutto il triangolo polinesiano. La rappresentazione tipica del Tiki è sotto forma di statua rocciosa, ma esso è presente anche in diverse sculture in legno, nei gioielli, nell’artigianato tipico locale e nei tatuaggi caratteristici di tutta l’Oceania.
Nell’antica Polinesia la mitologia comprendeva molti dei, ciascuno con una precisa funzione. Essi secondo i Maohi formavano insieme agli uomini un’unica società, avevano un’apparenza umana ma erano molto più forti e possedevano dei poteri sacri: il mana e il ra’a. Ogni divinità aveva la propria rappresentazione nel regno animale, vegetale o minerale ed avevano due maniere ben distinte di manifestarsi: gli ata e i to’o.
L’ata (ombra o nuvola), è un oggetto di uso comune, scelto dall’uomo per simbolizzare l’incarnazione della divinità: un sasso, un albero, un pesce, un uccello. Il to’o è invece una rappresentazione fabbricata dai mortali, una pietra o un pezzo di legno scolpiti all’immagine della divinità. Solitamente questi oggetti erano ornati di piume rosse e gialle che costituivano il marchio della divinità. I Tiki sono diventati l’eredità popolare di questi to’o. Queste rappresentazioni scolpite aiutavano molto i loro possessori essendo anche dotate di poteri magici. Si utilizzavano i Tiki scolpiti per vincere un nemico oppure per proteggersi contro le maledizioni e avevano il loro posto in ogni fare (alloggi) per vegliare sul benessere della famiglia. Spesso erano disposti sui marae (santuario all’aria aperta) consacrati agli spiriti e quindi nel fare riservato ai preti.
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